Dobbiamo avere il coraggio di osare e soffrire Non contiamo ma ragioniamo di Francesco Nucara Nel mese di ottobre si celebrerà il 46° congresso del Partito Repubblicano Italiano. Trattasi di un congresso anomalo rispetto a tutti i congressi fin qui tenuti dai repubblicani. L’anomalia, se così si può definire, è dovuta al tipo di congresso: un dibattito su tesi elaborate da amici repubblicani e da simpatizzanti che evidentemente credono ancora in un ruolo dei repubblicani nella società italiana attuale. L’idea a dire il vero è nata da un suggerimento dell’amico Saverio Collura. Dopo averci pensato a lungo, mi sono convinto che poteva essere un’opportunità da non perdere. Le tesi che si porteranno all’esame dei congressisti hanno qualcosa di molto diverso da quelle portate alle primarie del PD, nel corso delle quali il metodo che portò alla selezione della classe dirigente fu tanto confuso quanto poi pericoloso. Il congresso a tesi unanimemente deliberato dalla Direzione Nazionale può essere un’opportunità per uscire dai tradizionali schematismi destra-sinistra e affrontare i problemi che affliggono il nostro Paese in maniera più efficace e proficua. La visione repubblicana, con l’eredità di storia, tradizioni, programmi e progetti, deve essere quella che ci farà riprendere le battaglie ideali che hanno consentito al PRI, malgrado le tante traversie, di esistere e resistere tutt’oggi alla Monarchia al Fascismo e alla stessa Democrazia Cristiana. In quest’ultimo caso, a onor di storia, la visione di De Gasperi ha consentito, con l’avvento della Repubblica, di costruire una politica con un minimo di laicità. Sicuramente molto di più di quanto non viene consentito oggi, se dobbiamo prendere atto che sulle leggi italiane spesso e volentieri interviene il Vaticano (Stato straniero) per dire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Noi repubblicani siamo gli eredi dell’Unità d’Italia, sia se guardiamo a Mazzini sia se guardiamo a Cattaneo. Tuttavia la politica portata avanti dai governi in questi ultimi vent’anni, da tutti i governi, ha avviato un processo di disgregazione della tanto agognata unità risorgimentale. Dobbiamo riprendere le nostre battaglie unitarie, ragionandoci sopra ben consci che la classe politica meridionale non è all’altezza dei compiti che gli sono affidati, ma consci anche che tutti i governi spostano il baricentro della modernizzazione del Paese verso il Nord, considerando il Mezzogiorno un mero mercato di consumo. E’ bene ricordare che già Mazzini parlava del problema meridionale. La Lega prenderà pure tanti voti, ma anche i comunisti prendevano tanti voti e poi risultavano inutili, almeno formalmente, per il governo dell’Italia. Dobbiamo avere il coraggio di osare, ben sapendo che chi osa rischia e soffre. Oggi possiamo tenere le nostre assemblee perché qualcuno prima di noi ha osato e sofferto. Avanti dunque con prudenza ma senza alcun timore. Nella realtà odierna possiamo ricordare anche al giovane Renzo Bossi cosa intendeva Cattaneo per federalismo. Quello attuale sarebbe stato aborrito. Infatti Egli sosteneva: "Voi non capite che la federazione è la sola unità possibile in Italia; la federazione è la pluralità dei centri viventi, stretti insieme dall’interesse comune, dalla fede data, dalla coscienza nazionale. In verità voi non contate niente sulla coscienza che hanno tutti i popoli d’Europa d’essere una qualche nazione; voi credete che bisogna tenerla insieme con le stringhe. Bisogna nel nome della concordia e della vera unità libera e morale, costituirsi protettori delle autonomie. Senza il che, non v’è libertà, né unità morale, ma napoleonismo, cesarismo, autocrazia e chimerismo". |